Come per molti se non moltissimi correre vuole dire tante cose e per ognuno è una cosa diversa e poi se ci guardiamo dentro ai motivi di ognuno vediamo che qualcosa di "nostro" lo ritroviamo nelle esperienze di corsa di ogni altro runner che incontriamo.
Questo "fine settimana lungo" regalatoci dalle festività pasquali è stato difficile per me da conciliare con i miei desideri e necessità da "runner". Eppure, alla fine, mi ha regalato una seduta di corsa importante, sia per quello che ho provato quanto per il modo in cui mi son sentito. Scorsa settimana ho corso un 10.000 metri partendo dal mio posto di lavoro che ho voluto usare per testare la mia condizione e le mie gambe. Devo dire che correre Treviso per me è stato fino alla crisi da freddo+crampi un po' una sorpresa per il modo in cui mi sentivo, e questa è stata la molla che mi ha fatto balenare in testa l'idea di puntare con qualche velleità di risultato a Trieste (3 Maggio). Al ritorno da TV la ripresa è stata più rapida di quanto mi aspettassi e tutti gli amici e quelli con cui corro assieme lì a dirmi il famoso "te l'avevo detto che hai nelle gambe tempi migliori ... ecc ecc".
... come descritto nel post precedente Treviso per me è anche stata illuminante per tastare in prima persona come prima che nelle gambe le cose bisogna averle nella testa in questo sport.
Parlando con Leila .. anche se il suo livello di tolleranza al running nelle ultime 12 settimane prima della maratona è andato via via scemando fino a darmi pubblicamente del "maniaco" ... pure lei mi aveva messo in testa che se davvero mi sento ok forse è un peccato sprecare il fondo costruito e vedere se riesco a recuperare per correre la maratona a Trieste, piuttosto che la mezza, e che sarebbe forse la prima volta in cui sarebbe presente all'arrivo con Jacopo e Mattia.
Ovviamente quando dici una cosa del genere ad un "runner ferito" è come inserire un tarlo che ti rode e ti spinge allo stesso tempo. Mi son imposto la calma nella ripresa e son stato sorpreso che in ritardo rispetto al previsto mi son trovato con un adduttore che ha iniziato ad essere dolorante .. ma scorsa settimana ho iniziato a star meglio in ogni comparto.
Così venerdì ho corso un 10000 partendo dall'ufficio. Il terreno che ho scelto era non piatto ma volevo vedere con quanta facilità avrei tenuto un ritmo tra 4:30 e 5 a km. Sarà stata l'allergia che mi sta colpendo (sono un asmatico allergico), o la disabitudine a correre ma dal km 3 mi son trovato a fare una fatica boia, ad essere sfiduciato, a respirare male e con il dolore alla gamba destra che per quanto non fosse proprio fortemente limitante .. mi condizionava. Fatto sta che ho fatto i miei 10k a 4:40 di media ma arrivando con il cuore letteralmente in gola e dovendo cercare ossigeno ad ogni respiro. A questo punto mi son detto .. ok Zac .. qui non ci siamo, prendi tempo e basta, ed il morale era piuttosto basso.
Si avvicinava il fine settimana e venerdì ho fatto 6 km sempre partendo dal posto di lavoro, nel tardo pomeriggio, prima di andare a casa. Stavolta le sensazioni erano migliori, respiravo con estremo agio, ma tenevo un ritmo di circa 5 a km. Boh.
Nell'affrontare il fine settimana mi son trovato un messaggio di Piero che mi consigliava di andare a correre Domenica con i ragazzi 28 km assieme e di farli senza pensare e di vedere come mi sentivo.
Purtroppo sapevo già che Sabato e Domenica erano state letteralmente impossibili per piazzare una seduta di corsa di quella durata ... anche se a dire il vero avevo già accettato prima che Leila mi ricordasse con fastidio che mi aveva già detto circa 25 volte che dovevamo andare via il giorno di Pasqua e saremmo dovuti essere a Lignano già in mattinata ... ok ok ... niente 28 alla Domenica ma ho promesso a Piero che avrei fatto una seduta di quel tipo e poi gli avrei fatto sapere.
Sabato ... idropulitrice e pulizia terrazzo + lavori in casa, pomeriggio si doveva andare in città.
Domenica ... trasferta a Lignano per pranzo con i parenti di Leila, poi .. sulla strada del ritorno visita ai miei genitori, infine rientro alla sera, si mette nanna i piccoli ... ecc.
A letto dico a Leila quello che già aspettavo di chiederle da tutto il giorno, ovvero, le chiedo a che ora avrei potuto correre 28 km e ... ok ... diciamolo, non l'ha "presa bene" ... lei, con una calma olimpica ma sottolineando le consonanti mi dice che lunedì mattina sua madre "si aspetta" di vederci per una passeggiata in città .. e intanto io penso ... mmm ma poi, alla sera siamo di nuovo a cena da sua madre! E qui commetto il tragico errore di tentare un timido ... "Ma Leila, non l'abbiamo già vista domenica a pranzo, e comunque non vediamo già alla sera ?"
Ora ... se uno ha un po' di sale in zucca ... probabilmente capisce subito che una domanda retorica di questo tipo, anche se fosse solo per scherzo o messa giu' solo per riflettere ... NON VA FATTA (e le maiuscole ci stanno). Così, per un fenomeno ancora sconosciuto, la camera si gela d'improvviso e non c'è piuma d'oca che tenga. Le frasi "Miki fa quel che vuoi ... " o "vuol dire che andrò in città da sola e magari quando torni puoi far la doccia e sistemare le altre cose da fare in casa ..." le escono dalla bocca ed hanno tutto il sentore di tanti piccoli sassi scagliatimi contro ... ognuno dei quali con su scritto qualcosa del tipo "irresponsabile" "maniaco" .. ecc ecc.
Segue il silenzio, e poi un mio "ok buonanotte", fingendo allegria e un distacco verso la cosa.
Dopo un tempo difficile da definire in cui ovviamente nessuno dei due dorme lei spezza il pesante silenzio e mi chiede "Pensi che non capisca questa tua passione per la corsa vero ? dai, a cosa stai pensando ?". Questa volta sono più sensato ed ovviamente glisso sulla prima domanda e rispondo semplicemente sminuendo e dicendo "No no, sto solo pensando a come organizzare la cosa per il meglio di tutti, tutto ok". Stavolta azzecco la risposta di circostanza, e anche se suono non del tutto credibile almeno ho detto che cosa che va detta.
Ovviamente so che lei mi reputa presente in famiglia e sa quanto ci tenga a lei e i bimbi e a noi come famiglia; eppure, ogni tanto, come in ogni famiglia, non è facile riuscire per ognuno di noi coltivare le passioni, interessi, e le cose in cui crediamo e che ci fanno crescere anche dal punto di vista di ricchezza di esperienze ed emozioni, e non mi va che lei rinunci a qualunque cosa possa darle felicità ed allo stesso tempo deve vedere che per me è lo stesso. Questo è quello che penso in quei momenti. Ovviamente dormo malissimo e intanto faccio un paio di conti, e i conti mi dicono che per poter correre tornare a casa far la doccia, e regalare a mia moglie e la mia famiglia una giornata di allegria assieme devo partire di casa circa alle 04:45 del mattino. Mi vien da ridere, non voglio andar di là per prendere la sveglietta e metterla .. così mi addormento verso mezzanotte più o meno con questo pensiero.
Ad un certo punto mi alzo, ho proprio sonno, mi ritornano in mente tutti i pensieri della sera prima e l'amaro di un dissapore che è così estraneo a noi due .. e vado a vedere l'ora in soggiorno (non ho un orologio vicino al letto). L'orologio dice 03:50, ci penso, maledico il fatto che se mi fossi svegliato mezz'ora dopo sarebbe stato perfetto e torno in camera. Ovviamente non mi addormento, a quel punto è chiaro che la decisione è presa.
Vado in soggiorno e prendo le cose da corsa preparate la sera prima, cerco di nutrirmi, e decido di lasciare un messaggio elettronico a Leila per quando si sarebbe svegliata alle 07 circa. Ovviamente è tutto diverso da come speravo o prevedervo, il percorso non può essere quello che avevo pianificato, non posso fare uno stop per dissetarmi, non potrò mettere la macchina in modo da passarci davanti nel caso ci fosse un problema (anche se 28, 32, 34 li ho corsi varie volte in passato e non ne ho mai sentito la necessità). Decido di partire da casa in modo da star fuori meno possibile ed essere a casa in tempo per godermi il loro risveglio e dire a Leila che tutto è a posto e possiamo andare in città al mattino anche se questo vuol dire una salita finale importante. Decido di uscire con le chiavi e lasciarle in un posto "recuperabile" e decido comunque di portare con me un gel da usare al km 15 eventualmente per un "sorsetto".
Temperatura fresca - il sole non sarà ancora sorto per tutta la mia corsa e quindi decido per pantaloni sgambati ma maglia leggera a manica lunga, che tanto non credo di soffrire il caldo. Arrivo davanti l'uscio chiudo gli occhi, abbasso la testa, un pochi di respiri, un sorriso verso le camere e mando loro un bacio dentro la mia testa .. e via.
Appena fuori di casa tutto va a posto ... la temperatura e ottima, no vento, le strade assolutamente deserte. Faccio la discesa facendo attenzione ad andare piano e usarla per scaldarmi un pochino. Questa corsa la volevo per testare la mia condizione e volevo stare attorno a 5 e qualcosa per 20 o 25 km per poi fare defaticamento alla fine. Scendo giù ma la città è talmente deserta che decido di scendere per i vialoni che non percorro mai, ci sono solo io ed il rumore dei miei passi. Sorrido, controllo l'andatura, cerco di sentire come stiamo con la respirazione e procedo. Mentre scendo mi diverto a pensare a quale può essere un percorso tutto cittadino o quasi che mi permetta di fare i km che voglio. E' BELLO. Faccio un km a 4:37 facile facile facile e decido di rallentare, proseguo. Incontro qualche auto della polizia e basta - mi guardano - proseguo - incontro il camion che raccoglie le campane di raccolta vetro e proseguo - ora curvo e mi dirigerò in Piazza unità e poi le rive verso i Campi Elisi. Nessuno. I passi, il respiro. Rivedo la raccolta vetro, mi rivedono. Li rivedrò una terza volta verso le 5:15, in una zona completamente diversa della città e questa volta mi saluteranno ed io rispondo con un cenno. Rispetto per chi lavora e vedo da parte loro rispetto per uno che ha deciso di correre a Pasquetta prima dell'inizio del giorno. Penso a Leila e i bimbi che si rotoleranno nel letto al mio ritorno. Penso che questo è quello che doveva succedere, che è il mio malsano modo di dire a mia moglie quanto mi piace stare con lei, che dove il parlare non porta da nessuna parte un po' di volontà risolve i problemi, penso a tutto quello che mi ha insegnato la mia precedente attività agonistica sul come affrontare la vita, e intanto i km vanno.
Ad un certo punto vedo che ho corso per 55 minuti, che ho fatto più di 10 km, son in pace con me, sto bene. Cattivi odori, ma anche odore di mare si alternano durante la corsa, è la Trieste che amo, oggi la vedo bellissima, penso anche ai suoi edifici a come deve essere per altri italiani meno fortunati che nel correre nella loro città vedrebbero solo rovine, non ne ho mai scritto nel mio blog, ma il pensiero oggi va anche a loro e per la prima (e unica) volta voglio scriverlo qui, correndo con questo in mente verso un paio di lacrime e so che valgono quanto una preghiera per l'intimità e vicinanza che di colpo sento verso chi sta vivendo questa sventura.
Altra polizia. A questo punto lascio la città per andare verso Barcola. Adesso se ho calcolato bene correrò fino al castello di Miramare e poi ritorno. Ancora polizia, per la prima volta non mi vergogno ad aver indosso una maglia con scritto "Maratona .. bla bla". Sto bene ma proprio bene. Al ritorno decido di provare ad incrementare un po' il ritmo verso la fine, cosa che tempo addietro mi sarebbe stata impensabile. Per una volta le gambe fanno quello che dico dall'inizio alla fine della corsa. L'ultimo km lo faccio al passo, non voglio arrivare dentro casa senza fiato, voglio farlo col sorriso, voglio farlo ed abbracciare i piccolini ancora in pigiama e dare un bacino a Leila.
Vedo che arriverò prima delle 7. Sorrido pensando che, a parte il fatto di dover vincere il sonno, la giornata per me si prospetta meravigliosa.
il ritorno a casa non è per niente come speravo, ma NON IMPORTA, le gratificazioni prima di tutto devono nascere da dentro, e, per quanto mi sia difficile non gridarlo, ancora una volta correre, con tutto quello che significa (dedizione, volontà, poesia, fatica, aspettative, delusioni ... ) ha aggiunto qualcosa al mio "oggi" (e ... a modo suo ... anche nella vita di famiglia).
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