PUM
Si parte ..
no non si parte,
è la partenza delle hand-bikes, ma quello sparo ha già fatto aumentare i battiti di centinaia di corridori che hanno iniziato a muoversi prima ancora di capire che non è il momento della partenza. Davanti a me il muro di persone è più fitto adesso, l'umidità, la pioggia il vento, a momenti non sento nulla e poi sento gocce come aghi freddi.
Tutto si mescola, richiudo gli occhi e respiro, respiro e penso che ci siamo, penso ai più di 42000 metri che mi separano dall'arrivo. Penso all'arrivo, a come sarà e mi carico, mi concentro e mi commuovo. A Treviso Ci VOGLIO arrivare e dal 1 gennaio 2009 ho deciso che voglio farlo sotto le 3h45m. Piovesse a catinelle ci voglio arrivare e alzare le dannate braccia. Voglio questo obiettivo e lo voglio per affrontare il prossimo. Rialzo la testa, sono pronto adesso, aspetto con quelli accanto a me, sorrido al fatto che uno "odora fortemente di sudore" e mi chiedo come sia possibile, (con sta pioggia), prima di partire ... un ultimo spensierato sorriso prima della partenza.
Pum.
(d'ora in poi i tempi che si leggeranno sono quelli registrati sull'orologio e riletti adesso mentre scrivo)
Questo è lo sparo giusto, lo speaker grida che la strada è per noi, per questi 4000 (alcuni splendidamente incoscenti) che vogliono arrivare a Treviso. Tremo dal freddo ma sono caldo dentro mi son scaldato molto poco ma mi sento bene, l'anca fa male, ma solo in torsione, ed io, di far torsioni inutili, non ne ho nessuna voglia. So che all'arrivo mi farà male anche senza girarmi, per adesso mi basta che non faccia male prima degli ultimi 10000 metri, poi ne riparleremo. Il primo km vorrei farlo a 5:20 ma la partenza è quasi a passo di marcia e i primi cento metri a meno di 6' a km non si riesce proprio a farli;
è un tappo, è un tubo,
dai 100 ai 500 metri si sta sui 5:30, si va così poi prima della fine del primo km una curva, ci piantiamo, quel che penso in quel momento è che a meno di 5:40 sto km forse non son riuscito a farlo. Il secondo km è una reazione di tutti, lo si percorre a 5:05 di media ma in alcuni tratti è un 4:45 o meno, mi sento che le cose succedono da sole; infatti così è. Presto, molto presto, ogni cosa dovrò essere io a farla succedere. I km 3 e 4 van via facili facili, continuo a correre a 5:03 e 5:03. Non guardo il cronometro, e lo farò molto poco in tutta la gara la sensazione per adesso è che sia tutto facile, troppo, e anche che forse il ritmo è troppo elevato. Mi dico che va bene così, guardo avanti per vedere se scorgo i pacers delle 3:45 e penso che se li prendo sicuramente ho recuperato un minuto almeno. In qualche tratto mi sembra di veder i loro palloncini, mi dico "bene" adesso tieni un 5:15 o qualcosa sotto fino a che non li prendi. 5:12 .. 5:06 5:06 ... ecc ... Il ristoro liquido dei 5 passa senza che me ne accorga nemmeno, non guardo il crono, so di esser abbastanza in linea con quello che volevo fosse il mio piano di gara. Ai 7.5 km spugnaggio con i volontari che sorridono porgendo spugne bagnate ad un esercito di piedi che schizza acqua dappertutto. Si passa Colle Umberto, la strada è dritta dritta dritta, ben diverso dai primi km a Milano, qui è statale con paesini che si passano, gente ai lati della strada tutti sotto il loro ombrello e li senti incitare, senti mormorare ... "Quelli delle 3:45 quelli delle 3:45" .. e poi .. "Dai che ci sieteeee siete fortiii". Se mi ci soffermo a pensare mi commuovo. Piove forte adesso, dopo il paese, subito dopo, hai la statale che continua diritta e di colpo hai di nuovo il silenzio, e l'unico suono è lo sclich sclach dei piedi di quelli davanti e dietro a te.
I 9k non so dove siano, penso solo a tenere un ritmo che mi sia agevole e non guardo mai il crono. Quelle volte che ci ho buttato l'occhio ho sempre visto che ero sotto i 5:10. Adesso i pacers delle 3:45 son a pochi metri da me, un gruppo di noi è ben delineato e capisco quelli che saranno i miei compagni per parecchi km a venire. C'è una ragazza che deve essere del posto e deve essere una che corre sempre le gare da queste parti perché un sacco di gente la saluta.
Ai 10 prendo un bicchiere di the, per scaldarmi e bere. Lo schiaccio per berlo in corsa e lo bevo di taglio, con l'acqua che viene giu' non mi importa se mi bagno tutto, al massimo il the caldo mi scalda il petto, infatti ne perdo mezzo bicchiere abbondante ma sento di aver fatto la cosa giusta. Il berrettino che uso fa il suo lavoro magnificamente, mai ho problemi agli occhiali Ai 10 mi accorgo di non aver guardato il crono al passaggio mentre era uno dei pochi passaggi che mi interessava, lo faccio in ritardo e calcolo che devo esser passato quasi giusto. (in realtà poi vedo che son passato proprio nel tempo che mi ero prefissato). I pacers delle 3:45 son con me adesso e mi sembra che stiano andando decisamente troppo forti per far fare 3:45 a quelli partiti con me. La cosa a me va benissimo, è il ritmo che speravo di tenere e se lo tengo con loro fin dopo il 30simo e poi gestisco, mi porto a casa il 3:45 che volevo. Dai 10 km ai 15 è tempo di Conegliano, passare il paese è bellissimo, piove e la gente è ai lati della strada, qualche famiglia aspetta il babbo o la la mamma, amici che aspettano amici podisti, una festa. Ad un certo punto mi perdo un po', vado leggermente in progressione su un leggero falsopiano (l'unico incontrato finora) e chiudo il gap con il gruppetto di compagni. Quel km lo farò in 5:00.
Sto bene.
A tratti il vento più freddo ma poi tutto torna ok, a tratti sento acqua, soprattutto sulle braccia e spalle che mi raffredda, poi tutto torna ok. Penso, penso penso. Penso a casa, penso alla mia prima mezza, penso ai mesi che non ho potuto correre, penso che ci voglio arrivare a Treviso, e che tutto può ancora succedere. Alla mezza passo in quello che mi pare essere 1h51 ma non perdo tempo a controllare, mi sta bene così (in realtà il real time darà 1:49:45). Al 25 mi dico che devo bere c'è un ristoro e voglio ripetere l'operazione bicchiere di the, come passo mi viene portato via, mi fermo tendo la mano e aspetto che il volontario davanti a me versi e me ne porga un altro, da dietro arriva un runner, che lo prende dalle sue mani e me lo porta via; guardo il volontario, lui fa per scusarsi, gli sorrido, ma sono infastidito tantissimo dal comportamento scortese di chi mi stava dietro, riprendo a correre, prendo un pezzo di mela al volo; gli dò un morso e poi la getto nell'erba. Riprendo il mio gruppetto spingendo un po' più di quello che dovrei. Sento il gel nella tasca posteriore dei miei inzuppatissimi pantaloncini, sembra chiamarmi, prima non l'avevo mai sentita ballonzolare ed ora la sento. A Milano avevo due "bustine" ed una l'ho iniziata dopo l'ora e mezza e la seconda verso le tre ore e ricordo che, illusione o fantasia che fosse, mi sembrava di aver avuto nuova benzina e nuove forze dopo averle prese; a dire il vero questo lo avevo pensato altre volte durante la gara e aspettavo di sentirne "il bisogno". Questo è un errore che dovevo conoscere, in gara quando sento il "bisogno" di energia vuol dire che è già troppo tardi, le sensazioni sono così viziate dallo sforzo e dalla concentrazione che certe cose le si deve prevenire. Al 25 inizio a sentire le gambe, inizio a sentire vento, inizio a sentire pioggia forte. Abbasso la testa e incomincio a vedere solo il sedere di chi mi sta davanti, l'azione è ancora ok e sento che fino al 30 ci arrivo di sicuro relativamente fresco ma al tempo stesso non si deve più scherzare. Adesso corro con il pacer più veloce del gruppo delle 3:45. Al 30 lui comincia a parlare e motivare la gente, comincia a dire che abbiamo margine, che per quelli che son partiti nella gabbia dietro si arriva in 3:41 scarsi e che dal 36 chi ne ha .. può andar via, andar a prendersi Treviso. Arriviamo al 30 ... prendersi Treviso ... mi sembra vicinissima eppure faccio fatica adesso, al 32 guardo il crono e mi sembra che siam bene, non perdo tempo ma vedo che devo aver corso gli ultimi due km a 5:15. Mi dico ... "dai Miki dai Miki, facciamo sti cazzo di ultimi 10.000 metri" e mi ripeto "fai sti cazzo di 10000 metri". Non uso mai parole forti ma voglio farlo, vorrei gridarlo sto motto, e lo farei se solamente non avrei paura di sprecare anche un solo battito di cuore di troppo. Al 30 apro la bustina di gel e la succhio. Lo faccio male e mi manca il fiato, mi va di traverso, la cosa mi costa fatica, devo correre e tossire e non recupero il respiro subito. Ci riprovo dopo 500 metri. Meglio. Questa volta lascio che mi si sciolga in bocca. Lo faccio ancora, ma non la finisco. La tengo in mano. Tengo duro ed arrivo fino al 35 con il pacer da 3:40 (miei). Ora ho un po' di fatica, sento vento contro e sento freddo. Ho sete, e comincio ad aver freddo. Perdo la concentrazione, ho smesso di guardare il culo di quelli davanti e impormi di correre a QUELLA velocità e quando mi riprendo ho perso 20 metri. Mi dico che son solo 20 metri e che non devo andarli a prendere ... però .. era bello avere il sedere di dieci persone che ti stan davanti in gruppo e ti danno il tempo. Prima quando avevo freddo stavo ingruppato e mi riparavo dal vento con loro adesso son ancora più nudo. Al 38 ho davvero freddo, ma non capisco se siamo al 37 38 36 ., non ci capisco niente. Il pacer aveva detto che dal 38 si vedeva Treviso e ricordavo un pezzo di percorso in città ma ... non vedo nulla di tutto questo. Adesso mi piove addosso, non ho la città ed ho freddo. Forse son questi pensieri che mi fan gelare all'improvviso. Fatto sta che inizio a tremare, le gambe iniziano a fare parecchio male adesso, in un km mi si induriscono, se provo a stenderle per un azione di corsa più distesa mi sento i muscoli contrarre, quando provo a farlo con più decisione sento principi di crampi. Ad un certo punto leggo 39. 39 ?? allora bene, mi dico. Ma so di correre con un azione pessima e sto peggiorando si arriva ai bordi della città e per due volte metto il piede in una pozzanghera. Come già mi era successo attorno al decimo km sento il piede ancora più freddo, come se ci fossi entrato a piedi nudi, ma soprattutto sento la scarpa pesare. Tanto.
Mi accorgo di avere nella mano sinistra la busta di gel ancora mezza piena, la porto alla bocca. Se non altro non è fredda. Dopo il km 39 tremo dal freddo, provo a rallentare e muovere le braccia, ma decido che sarebbe solo peggio. Ad un certo punto vedo il ristoro, entro in città davvero. Sanpietrini, leggera salita, strade strette, curve. Alle curve sono incerto mi superano. E' dal km 38 che ho iniziato ad avere gente che mi supera. Al 40simo spero di avere gente incitamento, di sentire che il mio corpo annusa l'arrivo e reagisce, ma non è così vado piano, fa male, ho freddo, i passi sono piccoli e le ginocchia non si stendono, e se lo fanno i muscoli si contraggono e dolgono molto di più. Sono arrabbiato perché non vedo mai la segnalazione del 41simo km semplicemente non arriva mai, infatti non l'ho proprio incontrata e questo mi ha confuso. Credo di aver perso il mio target, non voglio guardare l'orologio, vorrei gettarlo nel Sile, vorrei gente che mi conosce attorno e che mi gridi di darmi una mossa, ma mi sembra non ci sia nessuno. Un ponte e capisco che sono in dirittura d'arrivo. Con tristezza guardo il crono; leggo 3:43 ... e non guardo i secondi. Miki-si tratta di correre UNA ripetuta da 400 metri e ti può fare tutto il cazzo di male di questo mondo ma o ti crampi da non muoverti o arriverai sotto le 3:45 di tuo orologio. Aumento il ritmo, provo a correre, alzo la testa e inizio a superare qualcuno. Penso che sarò ridicolissimo da vedere, alzo la testa e allungo le gambe, 1 minuto da fare. So di aver corso benino i primi 200 metri e arrivo, alzo il ditino per la foto anche se mi vergogno come un verme. Alla banda di gomma fermo il tempo.
Non lo voglio guardare, ma devo farlo. Dice 3:44:58. Adesso TDS può fare quello che vuole, Abbasso la testa e faccio confondere le lacrime con la pioggia. Sono felice, triste, deluso, contento. Vorrei abbracciare qualcuno anche se non è stato l'arrivo che sognavo. Mi abbraccerei anche la tizia che mi mette la medaglia di finisher, ovviamente non lo faccio. Cammino pochi metri ed abbraccio il palo della tenda ci appoggio la testa. La testa mi gira e tremo forte, un infermiere mi chiede se e' tutto a posto, gli faccio un cenno di si alzando il pollice. Mi invita ad andare avanti, peccato, quel palo era così comodo.
Vado avanti, vedo bottiglie d'acqua dappertutto, ma dove le avranno prese ? ho sete. Piove, ho freddo, ho seteeeee.
Vado avanti ancora guidato dalle transenne e chiedo dove si ritirano le sacche, mi mostrano di proseguire, non c'è riparo, vado piano e mi duole tutto. Dove saranno Fulvio e Riccardo ? Quanto avranno fatto ? Vorrei qualcuno a cui parlare, arrivo al ristoro post gara ed e' una ressa, non ce la faccio più e prendo una bottiglia d'acqua quasi piena da terra, buonissima. Alla tenda prendo qualcosa da mangiare, con ogni persona vorrei parlare di più. E' il primo arrivo da quando corro in cui non conosco davvero nessuno. E' strano.
A vado avanti, sempre sotto la pioggia, saranno passati 5 minuti buoni, a me sembrano 10 e non ho ancora la borsa non so dove andare, mi piove addosso. Davanti al campo sportivo qualcuno e' caduto e lo aiutano, cammino cammino cammino ed arrivo al ritiro borse. La prendo e dentro le cose son bagnate, vado a quella che dovrebbe essere la tenda spogliatoi ed è un caos. E' buia, a terra e' tutto fango, mi inciampo nei teli che la gente ha gettato a terra per avere un appoggio asciutto, siamo strettissimi vado avanti ed avanti e mi ricavo un buco per cambiarmi, lo faccio piano, scomodo .. non riesco ad organizzarmi, apoggio le cose e poi non so dove sono .. alla fine .. quando riprenderò le cose avrò perso una delle cose a cui tengo di più. I miei occhiali da corsa.
... ci sono mille piccole grandi cose che mi succedono. Quello che penso è tornare a casa, mettermi sotto una doccia calda e sedermi e sentire l'acqua che mi lava via tutto che si porta via le fatiche per lasciarmi con tutti i miei ricordi di questa gara. Quello che penso è mettermi a letto dopo la doccia, nudo, asciutto, al caldo ed avere a chi raccontare tutto, e avere Jacopo che mi salta addosso facendomi un bellissimo male, e poi mi fa mille domande e poi Mattia che fa altrettanto e poi .. "sogno ancor più sogno" esser a letto a far ... "altro" ... con il maldimaratona addosso ad ogni abbraccio, ad ogni movimento e scoppiare a ridere per come mi rende goffo, e poi raccontare sensazioni, momenti, pensieri, e farsi raccontare sensazioni, momenti, pensieri.
E poi ... altri abbracci che ti faccian quel "male buono" che ogni sportivo conosce.
martedì 31 marzo 2009
lunedì 30 marzo 2009
Treviso. Dal pregara allo sparo (to be continued)
Come per la maratona di Milano divido la gara in due post.
Il primo (questo) arriva fino al momento dello sparo, mentre il prossimo è quello della gara, e sensazioni dell'imminente post-gara.
------
La giornata di sabato è volata via con mille impegni. Al solito, da una parte ci sono i doveri verso la mia famiglia, verso Leila, verso i bimbi, verso gli amici, e dall'altra la spinta verso la mia passione per la corsa e per tutto il mio mondo che ho costruito attorno e a cui ci tengo. Il bilanciare queste due "forze" come tutti quelli che vivono questa passione sanno, è una cosa difficile e di per se già sarebbe un discorso affascinante da analizzare e sviscerare a fondo.
Così sabato son stato "scollegato" verso le cose di casa, con poco tempo per organizzarmi e sentendomi inadatto a gestire queste due spinte; così alla fine la sensazione è stata di nuovo quella di "rubare" tempo, al tempo stesso sapendo che domenica non sarei stato a casa e sarebbe stato pesante per Leila di gestire i nostri tesori ... ma andiamo avanti.
La preparazione della borsa è stata difficile, sapevo che ci sarebbe stata pioggia, ma quanta ? Sapevo che ci sarebbero stati circa 10 gradi, ma cosa significa correre con pioggia per 4 ore ? Non lo sapevo, non lo potevo sapere, alla fine ho deciso che avrei indossato una maglia a maniche lunghe leggera e la canotta della società con il pettorale, mentre di sotto avrei indossato pantaloni corti, invece di quelli sgambati che amo avrei usato quelli aderenti per la loro tasca e perché mi permettono di metter una busta di gel (grazie) nella tasca posteriore. Poi avrei indossato il cappellino nuovo e gli occhiali da vista (nella speranza che le "goccioline" non li facciano diventare inusabili).
La sveglia l'avevo settata alle ore 04:15 ma forse avrei dovuto metterla anche prima perché alla fine ho fatto in fretta e mi son trovato spiazzato. Nel preparare le mie cose, me stesso, la mia mente, il mio corpo .. ho i miei tempi, è una sorta di avvicinamento mentale, non si tratta solo di preparare una valigia, per me una gara è ripassare in testa ogni cosa, una alla volta, riviverle, e dovevo saperlo che ho bisogno di tempo. Io funziono così, devo pensare che indosso i pantaloncini e poi vedermi che mi metto ogni cosa, immaginare come mi sentirò, è questo che mi da la sicurezza e la tranquillità per poi poter pensare solo a quello che farò al momento dell'inizio della gara, sia essa una partita di tennis, una maratona, un esame, una presentazione ... in questo lo sport mi ha insegnato un "metodo" che è parte del bagaglio delle cose che mi porto dietro e fanno parte anch'esse della mia persona.
Comunque alla fine tutto è andato quasi bene, ho messo gli abiti da runner e sopra a questo un paio di jeans, e mi son portato il piumino pensando di dovermi coprire nel caso avessi avuto freddo e fossi stato bagnato alla fine. Si tutto questo e tutti i possibili disagi me li sono immaginati, e così che scelgo le cose da fare in modo da autoconvincermi che tutto è pronto per avere il minimo dei disagi possibili. Ore 4:45 (5:45 ora nuova) avevo appuntamento con Fulvio e Riccardo. Sono arrivato alle 5:45 e li ho trovati nel luogo dell'appuntamento; amo la puntualità. Ci siamo sbrigativamente salutati e siamo andati a parcheggiare la mia macchina, poi son salito nella loro auto e siamo andati avanti. Il viaggio è volato via come in una nuvola ... alla fine del viaggio ho realizzato che avrei avuto poco tempo per organizzarmi, loro avevano preso la sacca indumenti il giorno prima e sicuramente avranno già separato le cose da metter nella sacca, mentre io no, avrei dovuto fare tutto all'ultimo momento ed odio l'idea che mi si debba aspettare. Ansia, fretta, cattive compagne di un pregara. Mi cambio le scarpe in macchina dopo aver recuperato la mia borsa e la sacca nel bagagliaio, dal sedile posteriore in cui ero. Problema, mentre mi tiro la scarpa sento un principio di crampo al polpaccio. e penso .. "accidenti, qui siamo finiti, come è possibile che mi prenda una sorta di crampo mentre devo appena iniziare una MARATONA". Cattive sensazioni, cattive compagnie della mente prima di una gara.
A quel punto... fantasmi, vedevo pioggia tutto attorno ed ogni scelta di pregara mi sembrava sbagliata. Vestiti di cambio che non mi sarebbero stati nella sacca, bisogni fisiologici non svolti come di solito, alimentazione non adeguata ... fantasmi - cattive compagnie.
All'arrivo a Treviso di nuovo una nuvola, un turbine, siamo scesi dalla macchina ed è stato un piccolo shock. Lasciare tutto lì e avere pioggia che ti bagna, all'improvviso, e freddo senza che la temperatura esterna sia troppo fredda. Il mio pensiero in autobus navetta è andato verso coloro che più amo, al solito quando mi succede in "privatamente in pubblico" devo da una parte nascondere le mie lacrime e dall'altra vorrei condividerle. Cura contro i fantasmi, la migliore.
Il viaggio in autobus è stato il primo momento in cui ho iniziato a conoscere Fulvio, persona interessante (Dio mio quanto vorrei scrivere d mille cose diverse). Si scende dal bus navetta, anche qui l'esperienza di Fulvio mi è preziosa, così ci si dirige nei posti giusti senza dover perder troppo tempo a cercare, meno tempo per stare con me stesso, ma la cosa è un bene ed un male allo stesso tempo. E se non avessi avuto un aiuto sicuramente avrei dovuto arrivare lì molto prima.
Provo ad andare al bagno e contrariamente ad OGNI mia gara, finale, semifinale, ecc ecc .. la cosa non va come di solito. La consegna della sacca è l'ultimo distacco dai tuoi averi, e sotto pioggia battente questo "distacco" si sente. Ci troviamo dopo, semi ignudi con Riccardo che trema per il freddo in modo visibile. Io cerco di correre per scaldarmi il meno possibile mentre più che mai penso che sarà un salto nel buio circa la mia condizione fisica. Mi ingabbio, ci separiamo, loro vanno nella gabbia di "quelli forti". Vicino a me, sconosciuti di ogni età. Ecco, è questo il momento in cui io sono io. Son solo, respiro, sento le gocce d'acqua, aspetto, ascolto i discorsi di chi mi sta attorno e quello mi distacca da tutto e tutti, a posteriori questo è uno dei momenti magici della corsa quello in cui inizi ad estraniarti. Si avvicina il momento della partenza, ripasso quello che vorrei sia il mio ritmo. 5'15" a km appena possibile e da tenere per quanto posso. Magari cercando di vedere dove saranno i palloncini delle 3:45 e cercando di stargli davanti. Calcolo che partiranno un minuto prima di me circa e quindi quando li prenderò avrò comunque un minuto sul tempo finale che vogliono tenere. Ripenso ai passaggi più importanti che vorrei tenere; 26:30 ai 5000, 53 minuti ai 10k, alla mezza vorrei passare tra 1:50 ed 1:52. E poi ... tenere tenere tenere i 5:15 o sotto. Intanto si avvicina lo sparo la pioggia ci colpisce e pochi minuti prima dello sparo il freddo si trasforma in tremore che non riesco ben a tenere a freno. Mi muovo sul posto, mi preparo a togliere il vecchio k-way che mi son messo addosso. Ci siamo quasi, ci compattiamo. Ore 9:45 lo sparo. BUM. Sono sveglio dalle 3:20, adesso si parte ... stavolta a differenza di Milano si cammina poco .. si inizia a trottare piano da subito, siamo in 4000, a Milano eravamo 6000. Non vedo l'ora di scaldarmi ho freddo e son bagnato. Ho la mano pronta a far scattare il mio orologio. Passo sotto al gonfiabile ed al transponder della TDS e clicco. Sono partito.
.. to be continued ..
Il primo (questo) arriva fino al momento dello sparo, mentre il prossimo è quello della gara, e sensazioni dell'imminente post-gara.
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La giornata di sabato è volata via con mille impegni. Al solito, da una parte ci sono i doveri verso la mia famiglia, verso Leila, verso i bimbi, verso gli amici, e dall'altra la spinta verso la mia passione per la corsa e per tutto il mio mondo che ho costruito attorno e a cui ci tengo. Il bilanciare queste due "forze" come tutti quelli che vivono questa passione sanno, è una cosa difficile e di per se già sarebbe un discorso affascinante da analizzare e sviscerare a fondo.
Così sabato son stato "scollegato" verso le cose di casa, con poco tempo per organizzarmi e sentendomi inadatto a gestire queste due spinte; così alla fine la sensazione è stata di nuovo quella di "rubare" tempo, al tempo stesso sapendo che domenica non sarei stato a casa e sarebbe stato pesante per Leila di gestire i nostri tesori ... ma andiamo avanti.
La preparazione della borsa è stata difficile, sapevo che ci sarebbe stata pioggia, ma quanta ? Sapevo che ci sarebbero stati circa 10 gradi, ma cosa significa correre con pioggia per 4 ore ? Non lo sapevo, non lo potevo sapere, alla fine ho deciso che avrei indossato una maglia a maniche lunghe leggera e la canotta della società con il pettorale, mentre di sotto avrei indossato pantaloni corti, invece di quelli sgambati che amo avrei usato quelli aderenti per la loro tasca e perché mi permettono di metter una busta di gel (grazie) nella tasca posteriore. Poi avrei indossato il cappellino nuovo e gli occhiali da vista (nella speranza che le "goccioline" non li facciano diventare inusabili).
La sveglia l'avevo settata alle ore 04:15 ma forse avrei dovuto metterla anche prima perché alla fine ho fatto in fretta e mi son trovato spiazzato. Nel preparare le mie cose, me stesso, la mia mente, il mio corpo .. ho i miei tempi, è una sorta di avvicinamento mentale, non si tratta solo di preparare una valigia, per me una gara è ripassare in testa ogni cosa, una alla volta, riviverle, e dovevo saperlo che ho bisogno di tempo. Io funziono così, devo pensare che indosso i pantaloncini e poi vedermi che mi metto ogni cosa, immaginare come mi sentirò, è questo che mi da la sicurezza e la tranquillità per poi poter pensare solo a quello che farò al momento dell'inizio della gara, sia essa una partita di tennis, una maratona, un esame, una presentazione ... in questo lo sport mi ha insegnato un "metodo" che è parte del bagaglio delle cose che mi porto dietro e fanno parte anch'esse della mia persona.
Comunque alla fine tutto è andato quasi bene, ho messo gli abiti da runner e sopra a questo un paio di jeans, e mi son portato il piumino pensando di dovermi coprire nel caso avessi avuto freddo e fossi stato bagnato alla fine. Si tutto questo e tutti i possibili disagi me li sono immaginati, e così che scelgo le cose da fare in modo da autoconvincermi che tutto è pronto per avere il minimo dei disagi possibili. Ore 4:45 (5:45 ora nuova) avevo appuntamento con Fulvio e Riccardo. Sono arrivato alle 5:45 e li ho trovati nel luogo dell'appuntamento; amo la puntualità. Ci siamo sbrigativamente salutati e siamo andati a parcheggiare la mia macchina, poi son salito nella loro auto e siamo andati avanti. Il viaggio è volato via come in una nuvola ... alla fine del viaggio ho realizzato che avrei avuto poco tempo per organizzarmi, loro avevano preso la sacca indumenti il giorno prima e sicuramente avranno già separato le cose da metter nella sacca, mentre io no, avrei dovuto fare tutto all'ultimo momento ed odio l'idea che mi si debba aspettare. Ansia, fretta, cattive compagne di un pregara. Mi cambio le scarpe in macchina dopo aver recuperato la mia borsa e la sacca nel bagagliaio, dal sedile posteriore in cui ero. Problema, mentre mi tiro la scarpa sento un principio di crampo al polpaccio. e penso .. "accidenti, qui siamo finiti, come è possibile che mi prenda una sorta di crampo mentre devo appena iniziare una MARATONA". Cattive sensazioni, cattive compagnie della mente prima di una gara.
A quel punto... fantasmi, vedevo pioggia tutto attorno ed ogni scelta di pregara mi sembrava sbagliata. Vestiti di cambio che non mi sarebbero stati nella sacca, bisogni fisiologici non svolti come di solito, alimentazione non adeguata ... fantasmi - cattive compagnie.
All'arrivo a Treviso di nuovo una nuvola, un turbine, siamo scesi dalla macchina ed è stato un piccolo shock. Lasciare tutto lì e avere pioggia che ti bagna, all'improvviso, e freddo senza che la temperatura esterna sia troppo fredda. Il mio pensiero in autobus navetta è andato verso coloro che più amo, al solito quando mi succede in "privatamente in pubblico" devo da una parte nascondere le mie lacrime e dall'altra vorrei condividerle. Cura contro i fantasmi, la migliore.
Il viaggio in autobus è stato il primo momento in cui ho iniziato a conoscere Fulvio, persona interessante (Dio mio quanto vorrei scrivere d mille cose diverse). Si scende dal bus navetta, anche qui l'esperienza di Fulvio mi è preziosa, così ci si dirige nei posti giusti senza dover perder troppo tempo a cercare, meno tempo per stare con me stesso, ma la cosa è un bene ed un male allo stesso tempo. E se non avessi avuto un aiuto sicuramente avrei dovuto arrivare lì molto prima.
Provo ad andare al bagno e contrariamente ad OGNI mia gara, finale, semifinale, ecc ecc .. la cosa non va come di solito. La consegna della sacca è l'ultimo distacco dai tuoi averi, e sotto pioggia battente questo "distacco" si sente. Ci troviamo dopo, semi ignudi con Riccardo che trema per il freddo in modo visibile. Io cerco di correre per scaldarmi il meno possibile mentre più che mai penso che sarà un salto nel buio circa la mia condizione fisica. Mi ingabbio, ci separiamo, loro vanno nella gabbia di "quelli forti". Vicino a me, sconosciuti di ogni età. Ecco, è questo il momento in cui io sono io. Son solo, respiro, sento le gocce d'acqua, aspetto, ascolto i discorsi di chi mi sta attorno e quello mi distacca da tutto e tutti, a posteriori questo è uno dei momenti magici della corsa quello in cui inizi ad estraniarti. Si avvicina il momento della partenza, ripasso quello che vorrei sia il mio ritmo. 5'15" a km appena possibile e da tenere per quanto posso. Magari cercando di vedere dove saranno i palloncini delle 3:45 e cercando di stargli davanti. Calcolo che partiranno un minuto prima di me circa e quindi quando li prenderò avrò comunque un minuto sul tempo finale che vogliono tenere. Ripenso ai passaggi più importanti che vorrei tenere; 26:30 ai 5000, 53 minuti ai 10k, alla mezza vorrei passare tra 1:50 ed 1:52. E poi ... tenere tenere tenere i 5:15 o sotto. Intanto si avvicina lo sparo la pioggia ci colpisce e pochi minuti prima dello sparo il freddo si trasforma in tremore che non riesco ben a tenere a freno. Mi muovo sul posto, mi preparo a togliere il vecchio k-way che mi son messo addosso. Ci siamo quasi, ci compattiamo. Ore 9:45 lo sparo. BUM. Sono sveglio dalle 3:20, adesso si parte ... stavolta a differenza di Milano si cammina poco .. si inizia a trottare piano da subito, siamo in 4000, a Milano eravamo 6000. Non vedo l'ora di scaldarmi ho freddo e son bagnato. Ho la mano pronta a far scattare il mio orologio. Passo sotto al gonfiabile ed al transponder della TDS e clicco. Sono partito.
.. to be continued ..
mercoledì 25 marzo 2009
Quattro giorni
Quattro giorni allo sparo.
Quattro giorni alla mia seconda maratona
Quattro giorni.
Sensazioni diverse ma uguali, piccole decisioni da prendere, che sembrano difficili anche se son sciocchezze, ed il tutto si deve al fatto che ci hai messo così tanto dentro, sacrifici, ore rubate alla famiglia, al sonno, dispiaceri vissuti e superati, esaltazioni vissute e passate .. che si finisce per vivere una realtà drogata dalle aspettative e dalle speranze. D'altronde questo e anche lo specchio di ciò che viviamo, è lo stesso per una storia d'amore, per un progetto di lavoro che segui e a cui ci tieni. Al solito, la corsa come un () della vita. Come lo è stato il tennis, come lo è un pezzo meccanico per un tornitore che ami il suo lavoro, o come una frase musicale azzeccata sia gioia per un compositore.
E allora ? E allora ecco un altalena di sensazioni che negli ultimi giorni mi ha accompagnato.
Domenica a Treviso è prevista pioggia ... pioggia pioggia pioggia tutto il giorno.
Domenica a Vittorio Veneto la partenza è prevista alle 0945.
Domenica bisogna esser nelle griglie tra le 0855 e le 0930
Domenica si può andare a Treviso e lasciare la macchina a Prato Fiera e andare con i bus navetta a VV (dalle 0615 alle 0755).
Domenica si devono lasciare le sacche numerate entro le 0900
Riassumendo domenica devo alzarmi alle 0400, devo avere la borsa già fatta e conto di arrivare a Treviso in 1h45. E poi ...
E poi sto decidendo cosa indossare il giorno della gara.
Intanto non sanguino più ma in compenso l'infiammazione all'anca che non era mai passata ma sopita al punto da sembrar sparita .. si è riacutizzata nella penultima settimana.
Ancora non ci credo che posso correre al ritmo che dovrei, per un intera maratona, come tabella di marcia ho deciso di correre a 5min15 a km e poi vedere. Se così sarà dovrei passare ai 5k in 26:30 - ai 10k in 52min e vorrei passare alla mezza tra 1h50 ed 1h52min. Vediamo.
Avrei tanto tanto tanto da scrivere, che mi spiace da morire di non aver compagnia, del mio poco desiderio di correre sotto la pioggia, della mia paura che il dolore all'anca monti lentamente .. della speranza di non avere problemi fisiologici. Che sciocchezze queste, mi sento piccolo piccolo piccolo a pensare che queste con cose che mi preoccupano, eppure mentirei se non lo ammettessi.
Asma non esserci ... problemi .. via via via ... Miki ... DIVERTITI !
Quattro giorni alla mia seconda maratona
Quattro giorni.
Sensazioni diverse ma uguali, piccole decisioni da prendere, che sembrano difficili anche se son sciocchezze, ed il tutto si deve al fatto che ci hai messo così tanto dentro, sacrifici, ore rubate alla famiglia, al sonno, dispiaceri vissuti e superati, esaltazioni vissute e passate .. che si finisce per vivere una realtà drogata dalle aspettative e dalle speranze. D'altronde questo e anche lo specchio di ciò che viviamo, è lo stesso per una storia d'amore, per un progetto di lavoro che segui e a cui ci tieni. Al solito, la corsa come un () della vita. Come lo è stato il tennis, come lo è un pezzo meccanico per un tornitore che ami il suo lavoro, o come una frase musicale azzeccata sia gioia per un compositore.
E allora ? E allora ecco un altalena di sensazioni che negli ultimi giorni mi ha accompagnato.
Domenica a Treviso è prevista pioggia ... pioggia pioggia pioggia tutto il giorno.
Domenica a Vittorio Veneto la partenza è prevista alle 0945.
Domenica bisogna esser nelle griglie tra le 0855 e le 0930
Domenica si può andare a Treviso e lasciare la macchina a Prato Fiera e andare con i bus navetta a VV (dalle 0615 alle 0755).
Domenica si devono lasciare le sacche numerate entro le 0900
Riassumendo domenica devo alzarmi alle 0400, devo avere la borsa già fatta e conto di arrivare a Treviso in 1h45. E poi ...
E poi sto decidendo cosa indossare il giorno della gara.
Intanto non sanguino più ma in compenso l'infiammazione all'anca che non era mai passata ma sopita al punto da sembrar sparita .. si è riacutizzata nella penultima settimana.
Ancora non ci credo che posso correre al ritmo che dovrei, per un intera maratona, come tabella di marcia ho deciso di correre a 5min15 a km e poi vedere. Se così sarà dovrei passare ai 5k in 26:30 - ai 10k in 52min e vorrei passare alla mezza tra 1h50 ed 1h52min. Vediamo.
Avrei tanto tanto tanto da scrivere, che mi spiace da morire di non aver compagnia, del mio poco desiderio di correre sotto la pioggia, della mia paura che il dolore all'anca monti lentamente .. della speranza di non avere problemi fisiologici. Che sciocchezze queste, mi sento piccolo piccolo piccolo a pensare che queste con cose che mi preoccupano, eppure mentirei se non lo ammettessi.
Asma non esserci ... problemi .. via via via ... Miki ... DIVERTITI !
lunedì 16 marzo 2009
Il lungo da 32-35
Il giorno del lunghissimo per fortuna si era messo bene. Non lo avrei fatto da solo, o meglio, lo avrei fatto da solo, ma con gente intorno, partendo con altri, un bel gruppo. Quella mattina, a differenza degli altri giorni, più che di compagnia avevo fame di correre, così non son stato molto "chiacchierone". Sapevo che la maggior parte di loro avrebbe avuto intenzione di correre meno km di me, così, nella pia illusione di massimizzare i km percorsi assieme, mi son presentato all'appuntamento delle 9 dopo averne percorsi già un paio abbondanti.
Avrei dovuto farne da 32 a 35 quella domenica, e, a sentire gli altri, chi ne correva di più voleva farne 30. Era anche il giorno in cui dopo tanto tempo avrei rivisto Sandro e corso con lui. Mi aveva detto che viste le sue magagne fisiche sarebbe andato piano piano e gli andava benissimo qualunque ritmo avessi voluto tenere; tuttavia io lo conosco, so che è un agonista, so che va forte, so che sa soffrire, e sapevo che anche lui voleva correre con gli altri e che sarebbe stato bene gli sarebbe venuta un poca di voglia di misurarsi e di sentire sulle sue gambe un po' di fatica.
La partenza con loro è sempre così misurata e lenta che ogni volta mi fa pensare che io non ci capisco nulla e non so riscaldarmi a dovere, al solito siam partiti ad un ritmo che è la linea di confine tra la camminata veloce ed il dover iniziare a corricchiare. Umore alto, scherzi nel gruppo gruppetti che si formano, chi chiede i programmi di gare future, chi si aggiorna su cose di famiglia ... ed i passi di 13 di noi che iniziano a correre. Cose che chi corre capisce, cose che per chi corre .. gia' il chiudere gli occhi ed immaginarle, ti fa stare bene.
Le due ragazze vanno avanti, il capitano lo vedi ad un passo in cui il suo incedere sembra quasi goffo, che infatti prende la sua armonia solo a ritmi più elevati, il lungo F. sembra che debba trattenere le gambe per andare a questa andatura. Parto con Sandro a fianco e si chiacchiera, il primo, il secondo, il terzo km .. poi si arriva alla salita che porta alla galleria. Andiamo avanti così. Io ho la bustina di gel che mi è stata data e la tengo nella tasca, ad un certo punto guardo il mio cronometro e vedo che stiamo già andando ad un ritmo che probabilmente mi costerebbe caro da tenere a lungo, ma si chiacchiera, e per il momento non faccio fatica. Le ragazze salgono per Via del Pucino, altri si separano. Siam molto molto sgranati. GS con Dario son poco più avanti e con Sandro li prendiamo chiacchierando, poi si scherza a 4. Raggiungiamo PV e poi l'elastico tra noi e loro si allunga di nuovo, questa volta percepisco che l'andatura di crociera di tutti è oramai presa e consolidata per bene. Ad un certo punto Sandro mi dice se mi va di provare ad andare a prendere PV, che poi altrimenti per lui sarebbe forse più costoso in termini di energia di quanto vorrebbe spendere, se ci lasciamo troppo spazio in mezzo. Accetto ma dicendogli che poi io devo assolutamente prendere un ritmo da lungo lento adeguato a me ed alla distanza che devo percorrere. Abbiamo un accordo e si va. Ad un certo punto dopo aver chiuso metà del gap lui vede che guardo l'orologio e sorrido, mi sorride anche lui e mi chiede a quando andiamo. Glielo dico e gli dico di andare, che sarebbe troppo per me e farei un allenamento sbagliato. Mi dice che gli va benissimo e che ci saremmo rivisti nel bastone di ritorno. Così pian piano vedo la sua figura che si allontana, io inizio a sentire solo il mio respiro ed i miei passi adesso. Vado avanti così per un bel po, finchè comincio a ri-incontrare quelli che tornano e volevano fare solo 15, o 20 .. ecc. Ci si saluta con un sorriso, o un five al volo. Ed il sorriso di un incontro ti resta dentro per un centinaio di metri dopo l'incrocio. Alla fine incontro quelli che correvano 30, e mi sembra di incontrarli troppo presto (infatti hanno accorciato il ritorno per allungare dopo). A quel punto sai che sei di nuovo solo. Mentre corro penso a questo; c'è un momento in ogni lungo, in ogni mezza, in ogni maratona, in cui sai e senti di esser solo. Per me è un momento chiaro, limpido, un istante ben preciso. Ammenochè non si corra davvero assieme ed allo stesso ritmo questo istante che definisce una corsa è una cosa importante. Da quel momento sei solo, e corri solo con te. Alle volte parti da solo ma senti questa cosa solo dopo la seconda ora, altre volte ti scatta quando senti un particolare dolore fisico, ma e' un istante importante.
Proseguo così e mi forzo a non cercare scorciatoie, scusanti, niente. Arriva la salita di Sistiana, arrivo in prossimità di Duino. E' tempo di girare; stappo la bustina di gel e ne prendo una sorsata. E' denso, più tiepido di quanto mi aspettassi, e sento che mi riempie la bocca ed il palato, Lo inghiotto e ne sento ancora il gusto nel palato, lo sciolgo e continuo, da adesso in poi continuerò a prenderne piccoli sorsi mentre corro.
Un altro momento importante per me e' quello in cui giri i tacchi e ritorni, anche quella è una soglia psicologica importante. Comunque andando sulla cronaca, questo lunghissimo è mi ha lasciato abbastanza soddisfatto. Non ho percepito un livello di fatica che mi ha fatto pensare che non sono pronto, ovviamente fatica e la fine delle scorte l'ho sentita, ma .. a livelli accettabili. La distanza totale percorsa è stata 33 km.
Avrei dovuto farne da 32 a 35 quella domenica, e, a sentire gli altri, chi ne correva di più voleva farne 30. Era anche il giorno in cui dopo tanto tempo avrei rivisto Sandro e corso con lui. Mi aveva detto che viste le sue magagne fisiche sarebbe andato piano piano e gli andava benissimo qualunque ritmo avessi voluto tenere; tuttavia io lo conosco, so che è un agonista, so che va forte, so che sa soffrire, e sapevo che anche lui voleva correre con gli altri e che sarebbe stato bene gli sarebbe venuta un poca di voglia di misurarsi e di sentire sulle sue gambe un po' di fatica.
La partenza con loro è sempre così misurata e lenta che ogni volta mi fa pensare che io non ci capisco nulla e non so riscaldarmi a dovere, al solito siam partiti ad un ritmo che è la linea di confine tra la camminata veloce ed il dover iniziare a corricchiare. Umore alto, scherzi nel gruppo gruppetti che si formano, chi chiede i programmi di gare future, chi si aggiorna su cose di famiglia ... ed i passi di 13 di noi che iniziano a correre. Cose che chi corre capisce, cose che per chi corre .. gia' il chiudere gli occhi ed immaginarle, ti fa stare bene.
Le due ragazze vanno avanti, il capitano lo vedi ad un passo in cui il suo incedere sembra quasi goffo, che infatti prende la sua armonia solo a ritmi più elevati, il lungo F. sembra che debba trattenere le gambe per andare a questa andatura. Parto con Sandro a fianco e si chiacchiera, il primo, il secondo, il terzo km .. poi si arriva alla salita che porta alla galleria. Andiamo avanti così. Io ho la bustina di gel che mi è stata data e la tengo nella tasca, ad un certo punto guardo il mio cronometro e vedo che stiamo già andando ad un ritmo che probabilmente mi costerebbe caro da tenere a lungo, ma si chiacchiera, e per il momento non faccio fatica. Le ragazze salgono per Via del Pucino, altri si separano. Siam molto molto sgranati. GS con Dario son poco più avanti e con Sandro li prendiamo chiacchierando, poi si scherza a 4. Raggiungiamo PV e poi l'elastico tra noi e loro si allunga di nuovo, questa volta percepisco che l'andatura di crociera di tutti è oramai presa e consolidata per bene. Ad un certo punto Sandro mi dice se mi va di provare ad andare a prendere PV, che poi altrimenti per lui sarebbe forse più costoso in termini di energia di quanto vorrebbe spendere, se ci lasciamo troppo spazio in mezzo. Accetto ma dicendogli che poi io devo assolutamente prendere un ritmo da lungo lento adeguato a me ed alla distanza che devo percorrere. Abbiamo un accordo e si va. Ad un certo punto dopo aver chiuso metà del gap lui vede che guardo l'orologio e sorrido, mi sorride anche lui e mi chiede a quando andiamo. Glielo dico e gli dico di andare, che sarebbe troppo per me e farei un allenamento sbagliato. Mi dice che gli va benissimo e che ci saremmo rivisti nel bastone di ritorno. Così pian piano vedo la sua figura che si allontana, io inizio a sentire solo il mio respiro ed i miei passi adesso. Vado avanti così per un bel po, finchè comincio a ri-incontrare quelli che tornano e volevano fare solo 15, o 20 .. ecc. Ci si saluta con un sorriso, o un five al volo. Ed il sorriso di un incontro ti resta dentro per un centinaio di metri dopo l'incrocio. Alla fine incontro quelli che correvano 30, e mi sembra di incontrarli troppo presto (infatti hanno accorciato il ritorno per allungare dopo). A quel punto sai che sei di nuovo solo. Mentre corro penso a questo; c'è un momento in ogni lungo, in ogni mezza, in ogni maratona, in cui sai e senti di esser solo. Per me è un momento chiaro, limpido, un istante ben preciso. Ammenochè non si corra davvero assieme ed allo stesso ritmo questo istante che definisce una corsa è una cosa importante. Da quel momento sei solo, e corri solo con te. Alle volte parti da solo ma senti questa cosa solo dopo la seconda ora, altre volte ti scatta quando senti un particolare dolore fisico, ma e' un istante importante.
Proseguo così e mi forzo a non cercare scorciatoie, scusanti, niente. Arriva la salita di Sistiana, arrivo in prossimità di Duino. E' tempo di girare; stappo la bustina di gel e ne prendo una sorsata. E' denso, più tiepido di quanto mi aspettassi, e sento che mi riempie la bocca ed il palato, Lo inghiotto e ne sento ancora il gusto nel palato, lo sciolgo e continuo, da adesso in poi continuerò a prenderne piccoli sorsi mentre corro.
Un altro momento importante per me e' quello in cui giri i tacchi e ritorni, anche quella è una soglia psicologica importante. Comunque andando sulla cronaca, questo lunghissimo è mi ha lasciato abbastanza soddisfatto. Non ho percepito un livello di fatica che mi ha fatto pensare che non sono pronto, ovviamente fatica e la fine delle scorte l'ho sentita, ma .. a livelli accettabili. La distanza totale percorsa è stata 33 km.
venerdì 6 marzo 2009
Si prosegue ...
Si prosegue la lunga ma inesorabile marcia verso Treviso, marcia fatta di corse leggere, medie e lunghe, pesanti, e allegre, bagnate ed asciutte, in solitaria ed in compagnia ...
Dopo Milano, come era e com'è naturale ho corso per un po' in "libertà", senza troppo l'assillo di tempi e tabelle. Poi mi sentivo bene ed un poco alla volta la voglia di rimisurarmi e di sottoporre il mio corpo ad un regime di allenamento più mirato si è fatta via via strada nella mia mente finché .. finché è maturata l'idea di fare Treviso.
L'inizio è stato un po' stentato. Gianni, che mi aveva aiutato lo scorso anno cercando di farmi capire il senso delle varie tipologie di allenamento e dandomi delle tabelle, per suoi grossi problemi familiari non sarebbe più stato in grado di farlo, e così mi son dapprima arrangiato riciclando le sue tabelle per poi affidarmi a Pietro.
Non nego che all'inizio per me non è stato facile abituarmi ad un modo diverso di allenarsi. Sono un neofita e, prima di Gianni, nessuno mi aveva mai dato delle dritte, così ero un po' spaesato all'inizio.
Ho sempre avuto una simpatia a pelle per Pietro, senza saper niente di lui, mi ha sempre dato l'impressione di una persona che ne sa parecchio ma che non te lo fa pesare, una gentilezza scanzonata e talvolta nascosta in battute in triestino.
Mi ci è voluto tempo per sentire sulla mia pelle che oltre a tutto questo c'è quella rigidità e quella disciplina ed autodisciplina che .. tanto ammiro. Così quello che sembrava all'inizio un programma arrivatomi in modi un po' traversi in realtà ha preso forma e vita e gli scambi di idee opinioni, i consigli, e le tirate d'orecchie son finalmente arrivate. Il condimento, il sale ed il pepe di un percorso di allenamenti che altrimenti sarebbe stato arido.
Un percorso di allenamenti, per me che ho sempre avuto fame di umanità e passione in tutte le cose che faccio, non avrebbe senso e sarebbe triste se non fosse fatto anche di questo, di condivisione. Di risate e prese in giro. di piccole magagne, di nuovi amici, di sedute che ti abbattono e sedute che ti divertono.
Ed ora un po' di "dettagli" - dopo il lungo da 32 la settimana successiva è stata quella in cui ho scaricato un attimo .. quindi le sedute importanti della settimana sono state solo
1) un serie di ripetute da 200 metri (non troppo veloci ma con recupero ancora piu' corto) - Bella - non troppo faticosa e soddisfacente.
2) un medio da 12 km. Questa è stata una delle più particolari e spensierate corse del 2009 finora. Percorso nuovo su cui sono stato portato (grazie grazie grazie) e che spero di ripercorrere presto (ma vorrei scriverne in un altro post - che qui sarebbe sacrificato)
3) la domenica un 22 km in costiera.
La nuova settimana è iniziata con una serie di ripetute. Una 15x600 percorsa tuttadunfiatosenzarespirare perché non avevo tempo per fare altrimenti. Sarà perché avevo un po' scaricato settimana scorsa o perché sento la primavera ma comunque mi sentivo parecchio reattivo e alla fine, per tutte e 15 prove sono usciti tempi al di sotto di quelli richiesti senza essere in quel tragico affanno che le ripetute talvolta ti impongono.
Cosa manca per finire la settimana ??
Manca un 14 km di medio che conto di fare oggi
e ... manca l'ULTIMO lunghissimo .. forse alla fin fine la mia campagna per fare adepti ha avuto un esito favorevole e Sandro + qualcun'altro di RW che vuole andare lento .. riesco a trovarli
è un periodo intenso, podisticamente e lavorativamente, e vorrei scriver di piu' - spero di trovare il tempo e l'ispirazione per farlo presto
Dopo Milano, come era e com'è naturale ho corso per un po' in "libertà", senza troppo l'assillo di tempi e tabelle. Poi mi sentivo bene ed un poco alla volta la voglia di rimisurarmi e di sottoporre il mio corpo ad un regime di allenamento più mirato si è fatta via via strada nella mia mente finché .. finché è maturata l'idea di fare Treviso.
L'inizio è stato un po' stentato. Gianni, che mi aveva aiutato lo scorso anno cercando di farmi capire il senso delle varie tipologie di allenamento e dandomi delle tabelle, per suoi grossi problemi familiari non sarebbe più stato in grado di farlo, e così mi son dapprima arrangiato riciclando le sue tabelle per poi affidarmi a Pietro.
Non nego che all'inizio per me non è stato facile abituarmi ad un modo diverso di allenarsi. Sono un neofita e, prima di Gianni, nessuno mi aveva mai dato delle dritte, così ero un po' spaesato all'inizio.
Ho sempre avuto una simpatia a pelle per Pietro, senza saper niente di lui, mi ha sempre dato l'impressione di una persona che ne sa parecchio ma che non te lo fa pesare, una gentilezza scanzonata e talvolta nascosta in battute in triestino.
Mi ci è voluto tempo per sentire sulla mia pelle che oltre a tutto questo c'è quella rigidità e quella disciplina ed autodisciplina che .. tanto ammiro. Così quello che sembrava all'inizio un programma arrivatomi in modi un po' traversi in realtà ha preso forma e vita e gli scambi di idee opinioni, i consigli, e le tirate d'orecchie son finalmente arrivate. Il condimento, il sale ed il pepe di un percorso di allenamenti che altrimenti sarebbe stato arido.
Un percorso di allenamenti, per me che ho sempre avuto fame di umanità e passione in tutte le cose che faccio, non avrebbe senso e sarebbe triste se non fosse fatto anche di questo, di condivisione. Di risate e prese in giro. di piccole magagne, di nuovi amici, di sedute che ti abbattono e sedute che ti divertono.
Ed ora un po' di "dettagli" - dopo il lungo da 32 la settimana successiva è stata quella in cui ho scaricato un attimo .. quindi le sedute importanti della settimana sono state solo
1) un serie di ripetute da 200 metri (non troppo veloci ma con recupero ancora piu' corto) - Bella - non troppo faticosa e soddisfacente.
2) un medio da 12 km. Questa è stata una delle più particolari e spensierate corse del 2009 finora. Percorso nuovo su cui sono stato portato (grazie grazie grazie) e che spero di ripercorrere presto (ma vorrei scriverne in un altro post - che qui sarebbe sacrificato)
3) la domenica un 22 km in costiera.
La nuova settimana è iniziata con una serie di ripetute. Una 15x600 percorsa tuttadunfiatosenzarespirare perché non avevo tempo per fare altrimenti. Sarà perché avevo un po' scaricato settimana scorsa o perché sento la primavera ma comunque mi sentivo parecchio reattivo e alla fine, per tutte e 15 prove sono usciti tempi al di sotto di quelli richiesti senza essere in quel tragico affanno che le ripetute talvolta ti impongono.
Cosa manca per finire la settimana ??
Manca un 14 km di medio che conto di fare oggi
e ... manca l'ULTIMO lunghissimo .. forse alla fin fine la mia campagna per fare adepti ha avuto un esito favorevole e Sandro + qualcun'altro di RW che vuole andare lento .. riesco a trovarli
è un periodo intenso, podisticamente e lavorativamente, e vorrei scriver di piu' - spero di trovare il tempo e l'ispirazione per farlo presto
lunedì 2 marzo 2009
Riprendiamo da dove abbiamo lasciato ...
Dopo i 15x1000 abbiamo avuto un periodo parecchio intenso in lab.
Avrei dovuto fare un infrasettimanale da 18 km a ritmo medio ma non ho trovato il tempo per farlo, tra una presentazione da preparare, laboratorio da seguire con B e C, workshop interno al venerdì ... ecc ecc. quindi quello purtroppo è saltato.
Questo mi ha però permesso di respirare un pochino e prepararmi moralmente a fare il lungo da 32 in strada costiera. Anche qui purtroppo sono dovuto andare da solo, questo soprattutto perché i miei orari sono difficili e raramente riesco a dare una programmazione ... e non posso condizionare nessuno a correre con me per una cosa impegnativa se poi rischio di tirare pacco. Comunque son andato a correre al sabato pomeriggio alla fin fine. In questo modo non ho lasciato passare troppi giorni senza correre ed anche mi volevo dare la possibilità di recuperare successivamente, in modo da non mancare alle ripetute e neanche andare ad affaticare troppo il fisico. Sono in un periodo di carico di lavoro che .. in integrale .. per gente abituata a correre non è una roba bestiale ma per me ....
I 32 sono andati via con parecchi problemi, e d'altronde immagino che ogni lunghissimo abbia una storia a se, fatta di tante piccole microstorie (quando le cose non van proprio bene). Primo errore che ho fatto ... scegliere di correre con le scarpe nuove che ho acquistato.
Vedendo che davvero sarei arrivato con le scarpe troppo usate a Treviso (Se ci arrivo), ho deciso di andare a comperare il nuovo paio che dovrà sostituire le mie Saucony, in modo da far un mesetto di km con queste prima di correrci eventualmente la maratona. Ebbene .. dopo NON aver trovato il numero che mi serve della scarpa che volevo acquistare mi son fatto tentare da un offerta su un paio di Etonic (mai usato prima delle Etonic), che a vederle e a sentirle sul piede sembravano ok. Sapevo che da Saucony Triumph ad Etonic Praya ... è un salto di qualità all'indietro, ma davvero al momento dell'acquisto, e visto che non sono sto superpodista ... mi son detto ... ok ... mi accontento, andranno bene.
Alla partenza del lungo era tutto ok, le sentivo leggere, abbastanza reattive senza essere troppo soffici .. insomma ok. Dopo la prima mezz'ora però ho iniziato come a sentire se le dita di un piede iniziassero a formicolare... la cosa è peggiorata e all'ora di corsa avevo il formicolio + dolore alla pianta del piede, come se avessi una "collinetta" sotto al plantare, troppo dura e che mi dava fastidio. A km 15 poi, un altra spiacevole sensazione di "sfregamento" ha iniziato a tradursi in chiaro indizio di vesciche (sul mignolo, .. si dice mignolo del piede ? ). Insomma un calvario, a km 25 volevo solo portar a casa il lungo mentre anche mi rimproveravo di non aver portato con me una barretta .. o essermi fermato alla fontana d'acqua dove avrei dovuto bere. Al km 30 sono arrivato di fronte alla macchina .. e .. di questo sono fiero. Ho guardato la distanza ed ho trovato la voglia di fare ancora gli ultimi 2 km. Li ho fatti in progressione, con i piedi che urlavano e le gambe pesantissime, ma .. con soddisfazione per aver forzato la mia volontà a non mollare ai disagi.
Bene così. Altre disavventure che temprano.
Avrei dovuto fare un infrasettimanale da 18 km a ritmo medio ma non ho trovato il tempo per farlo, tra una presentazione da preparare, laboratorio da seguire con B e C, workshop interno al venerdì ... ecc ecc. quindi quello purtroppo è saltato.
Questo mi ha però permesso di respirare un pochino e prepararmi moralmente a fare il lungo da 32 in strada costiera. Anche qui purtroppo sono dovuto andare da solo, questo soprattutto perché i miei orari sono difficili e raramente riesco a dare una programmazione ... e non posso condizionare nessuno a correre con me per una cosa impegnativa se poi rischio di tirare pacco. Comunque son andato a correre al sabato pomeriggio alla fin fine. In questo modo non ho lasciato passare troppi giorni senza correre ed anche mi volevo dare la possibilità di recuperare successivamente, in modo da non mancare alle ripetute e neanche andare ad affaticare troppo il fisico. Sono in un periodo di carico di lavoro che .. in integrale .. per gente abituata a correre non è una roba bestiale ma per me ....
I 32 sono andati via con parecchi problemi, e d'altronde immagino che ogni lunghissimo abbia una storia a se, fatta di tante piccole microstorie (quando le cose non van proprio bene). Primo errore che ho fatto ... scegliere di correre con le scarpe nuove che ho acquistato.
Vedendo che davvero sarei arrivato con le scarpe troppo usate a Treviso (Se ci arrivo), ho deciso di andare a comperare il nuovo paio che dovrà sostituire le mie Saucony, in modo da far un mesetto di km con queste prima di correrci eventualmente la maratona. Ebbene .. dopo NON aver trovato il numero che mi serve della scarpa che volevo acquistare mi son fatto tentare da un offerta su un paio di Etonic (mai usato prima delle Etonic), che a vederle e a sentirle sul piede sembravano ok. Sapevo che da Saucony Triumph ad Etonic Praya ... è un salto di qualità all'indietro, ma davvero al momento dell'acquisto, e visto che non sono sto superpodista ... mi son detto ... ok ... mi accontento, andranno bene.
Alla partenza del lungo era tutto ok, le sentivo leggere, abbastanza reattive senza essere troppo soffici .. insomma ok. Dopo la prima mezz'ora però ho iniziato come a sentire se le dita di un piede iniziassero a formicolare... la cosa è peggiorata e all'ora di corsa avevo il formicolio + dolore alla pianta del piede, come se avessi una "collinetta" sotto al plantare, troppo dura e che mi dava fastidio. A km 15 poi, un altra spiacevole sensazione di "sfregamento" ha iniziato a tradursi in chiaro indizio di vesciche (sul mignolo, .. si dice mignolo del piede ? ). Insomma un calvario, a km 25 volevo solo portar a casa il lungo mentre anche mi rimproveravo di non aver portato con me una barretta .. o essermi fermato alla fontana d'acqua dove avrei dovuto bere. Al km 30 sono arrivato di fronte alla macchina .. e .. di questo sono fiero. Ho guardato la distanza ed ho trovato la voglia di fare ancora gli ultimi 2 km. Li ho fatti in progressione, con i piedi che urlavano e le gambe pesantissime, ma .. con soddisfazione per aver forzato la mia volontà a non mollare ai disagi.
Bene così. Altre disavventure che temprano.
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